L’antefatto

Nei primi mesi del 1971, a seguito dell’intimazione di Compamare Venezia all’armatore, ero stato incaricato dal Genio Civile alle Opere Marittime, del recupero del rimorchiatore Chioggia, all’epoca in uso al locale Servizio Escavazione Porti.

Il mezzo era già in precedenza affondato durante il periodo bellico, a Ravenna – Porto Corsini, nel luglio 1944. Nel corso delle operazioni di rigalleggiamento, a Venezia, un mio collaboratore mi narrò come suo padre, già ufficiale della Regia Marina, dopo l’armistizio fosse stato posto al comando del rimorchiatore Taurus, appartenente alla S.A. Rimorchiatori Riuniti Panfido & C, ma precettato e in servizio per la Marina germanica.

Anche questo rimorchiatore era stato affondato negli stessi giorni al largo del litorale ravennate in circostanze, a dir poco, singolari. Memorizzai i fatti ritenendo

Frontespizio KTB Seekommandanten West-Adria 1.7 – 15.7 – 1944

che, almeno in parte, fossero stati ingigantiti dai protagonisti, in quanto i testi pubblicati dall’Ufficio Storico della Marina Militare danno all’avvenimento una versione assai stringata e non danno rilievo alla drammatica sequenza delle circostanze che causarono il disastro.

Cosa, peraltro, del tutto comprensibile, in quanto si trattava di uno dei tanti incidenti di scarsa rilevanza ed inoltre senza vittime, occorsi ad un’unità mercantile, anche se militarizzata.

Di quel periodo fino a poco tempo fa, non era reperibile alcuna documentazione; al giorno d’oggi, invece, grazie alla desecretazione degli archivi inglesi e statunitensi, è possibile accedere ai diari giornalieri della Kriegsmarine, per ogni teatro e settore navale, confiscati dagli alleati a fine conflitto. Sono state così messe a disposizione degli studiosi informazioni dettagliate circa gli avvenimenti occorsi nell’Italia occupata dopo l’armistizio.

Da appassionato della materia ho reperito con fatica quanto più materiale possibile, privilegiando il settore Adriatico di cui conosco maggiormente la storia bellica navale: ho reperito così migliaia di pagine di documenti che ho conservato e archiviato digitalmente per agevolarne la consultazione.

Casualmente, nel corso di una ricerca riguardante un’altra unità, ho trovato conferma a quanto mi era stato narrato, oltre cinquant’anni fa, in merito all’affondamento del Taurus.

La relazione del comandante Antonio Gambini, che ho liberamente tradotto e i diari di guerra della Marina tedesca, Kriegstagebücher des Seekommandanten West-Adria, qui a seguire parzialmente riprodotti, descrivono esaustivamente il susseguirsi dei fatti concernenti quell’episodio, confermando in toto la narrazione circa lo svolgersi degli avvenimenti. Ho prontamente provveduto a trasmettere al figlio Stefano tutto il materiale rinvenuto.

Relazione comandante Gambini
Allegato 7 – Copia – Alla ditta “SOC. AN. RIMORCHIATORI RIUNITI PANFIDO & C”

 

Io sottoscritto capitano Gambini Antonio, destinato in data 4 luglio 1944 al comando del rimorchiatore “Taurus”, rendo nota a codesta società la seguente mia dichiarazione:

Il 4 luglio 1944 in qualità di comandante del rimorchiatore “Taurus” ho ricevuto l’ordine di salpare con destinazione Porto Corsini. Alle 19.30 mi sono recato a San Nicolò di Lido, dove ho preso a rimorchio una chiatta con imbarcato un carico di 30 mine. Dopo l’uscita dal porto, fuori dagli sbarramenti, ho accostato mettendomi nella rotta prestabilita dal comando tedesco. Rotta costiera, buone condizioni meteo, mare calmo, buona visibilità. Poco dopo il traverso di Punta Maestra vengo sorpreso da una burrasca. Il mare diventa agitato, nessuna visibilità, forti raffiche di vento. A causa di vento e mare riduco la velocità per non spezzare il cavo di rimorchio. La navigazione procede lenta e difficoltosa. Alle 02.00 il tempo pare essere in miglioramento e di conseguenza aumento la velocità in direzione di Porto Corsini. 
5 luglio, ore 06.00; mi trovo davanti all’entrata di Porto Corsini. Per ottemperare all’ordine di consegna della chiatta, procedo verso l’entrata. Accosto sul lato di sinistra della banchina, con la prora in direzione di Ravenna. Appena terminato l’ormeggio, all’improvviso un attacco aereo. L’equipaggio corre in cerca di riparo per proteggersi dalle raffiche. Venti minuti dopo il cessato allarme un nuovo attacco aereo: non appena cessato anche questo, mi reco alla Capitaneria di Porto per ricevere ulteriori ordini. Mi viene imposto di riprendere il rimorchio della chiatta la sera stessa, con destinazione Rimini. Nel pomeriggio, nel corso di un nuovo attacco aereo, la chiatta viene colpita da una bomba.
Alle ore 21.00 del 5 luglio ricevo il nuovo ordine di rientrare a Venezia. Prendo a bordo i marinai tedeschi a servizio della chiatta danneggiata e alle 21.30, lasciato l’ormeggio, dirigo fuori dal porto. Seguendo gli ordini del comando tedesco non mi allontano oltre un miglio dalla costa. Al traverso di Capo Primero alle 22.30 veniamo attaccati da aerei nemici. L’equipaggio è impaurito e dopo due o tre raffiche di mitragliatrice, mi accorgo che la gran parte del personale si è gettata a mare e assieme a loro anche due membri del [mio] equipaggio. Impartisco al timoniere l’ordine di dirigere la prora verso terra e, per recuperare i dispersi, fermo la macchina. Nell’attuazione di questa manovra una bomba mi cade a 10 metri dalla prora. Impartisco allora l’ordine di allestire immediatamente l’imbarcazione di salvataggio; mi accorgo che in coperta sono rimasti solamente il macchinista e un soldato tedesco. Ammainata l’imbarcazione dirigiamo verso il personale che si trova a mare. Recupero personalmente due soldati tedeschi, poi un altro, poi altri tre. Dopo di questi, due feriti e il timoniere. Mi accorgo che l’imbarcazione fa acqua. Propongo di ritornare a bordo del “Taurus” dato che l’aereo sembra essersi allontanato ma, poco dopo, un’alta bomba cade 100 metri a poppavia del rimorchiatore. L’equipaggio vorrebbe prender terra con la scialuppa e vorrebbe convincere anche me che non sono d’accordo. La spiaggia è lontana, propongo nuovamente di tornare a bordo, ma il marinaio ferito dice di essere privo di forze e così dirigiamo verso la spiaggia.
Alle 01.00 [del 6 luglio n.d.r.] veniamo accolti da una famiglia di pescatori. All’alba, assieme al macchinista ci rechiamo verso il più vicino comando militare, nello specifico quello della Milizia Repubblicana [G.N.R.], chiedendo se avessero un mezzo per ritornare a bordo, ma ci viene risposto che non hanno nessun mezzo [nautico] a disposizione. Chiedo allora di essere accompagnato a Porto Corsini. Nel pomeriggio veniamo portati da un camion tedesco a Ravenna dove incontro il Capitano di Porto. Alla mia richiesta di essere riaccompagnati a bordo mi viene risposto che il “Taurus” verrà rimorchiato al più presto a Porto Corsini. Il comando tedesco però si organizza per farci ritornare a bordo, ma io rendo noto che dell’equipaggio siamo rimasti solamente in due e chiedo che mi vengano assegnati due marinai e due macchinisti per poter condurre il rimorchiatore a Venezia. La mia richiesta viene accolta. Al nostro arrivo a bordo rilevo che i focolari della caldaia sono spenti ed è necessario controllare i livelli per accertare quanta acqua sia rimasta per la produzione di vapore. Ci rechiamo nuovamente in Capitaneria per riferire quanto è successo; di conseguenza viene disposto che il rimorchiatore venga portato a Ravenna per essere rifornito dell’acqua di alimento. Più tardi viene proposto che la nave appoggio “Traù” (1) ci dia aiuto, vista l’impossibilità di mettere in pressione la nostra caldaia. Alle 22.30 HS Traù [HS è la denominazione germanica per una nave soccorso n.d.r.] si ormeggia al nostro fianco, ma si deve presto staccare per un sopraggiunto attacco aereo. Cessato l’allarme saliamo a bordo del “Traù” per chiedere se possano erogarci vapore. Ci viene risposto che non hanno a disposizione, a bordo, i raccordi di collegamento e le manichette necessarie.
Alle 02.00 [del 7 luglio n.d.r.] il “Traù” molla l’ormeggio. Chiediamo se ci possano aiutare in qualsiasi modo. Chiedo anche se ci possano prendere a rimorchio, ma il “Traù” si defila da noi, dirigendosi verso il porto. Siamo così rimasti soli.
Il 7 luglio alle 10.40 un nuovo attacco aereo, ci allontaniamo dallo scafo con l’imbarcazione. Alle 10.45, dopo che due squadroni di bombardieri hanno bombardato il porto, io ed il macchinista ci accorgiamo che il “Taurus”, che è stato colpito, sta per affondare. Il rimorchiatore è sbandato e l’acqua ha già raggiunto le bitte di ormeggio in coperta. Con il macchinista ci rechiamo nuovamente a terra dal Capitano di Porto per rendergli noto quanto è accaduto. Ci è stato assicurato che saremmo stati condotti a Venezia con il primo mezzo disponibile“.

In fede: Capitano Gambini Antonio, Macchinista Ambrosi Ermenegildo.
Venezia, 10. 7. 1944

 

La deposizione comandante Antonio Gambini in lingua tedesca.

Nota bene: nella relazione indirizzata alla società armatrice del rimorchiatore non si fa menzione sulla sorte del rimorchiato, una chiatta lunga poco più di 20 metri, appartenente alla Marina tedesca. Non è specificato nemmeno che la sera del 5 luglio il Taurus aveva ripreso a rimorchio quella imbarcazione che, a causa del suo carico e degli attacchi aerei in corso, costituiva estremo pericolo per l’abitato di Porto Corsini (2).

Dai rapporti giornalieri della Kriegsmarine si evince che al momento dell’attacco alle 10.30, da parte di uno squadrone di 18 Marauder, il Taurus si trovava ancora all’ancora dal giorno precedente.

Il Taurus transita nel canale della Giudecca a Venezia in data imprecisata (anni ’30 del novecento, collezione Danilo Pellegrini)

L’unità SF 1 inviata sul posto era intenzionata a far brillare le mine, operazione peraltro impedita dal comando germanico. La chiatta affonderà presumibilmente poco dopo, essendo stata rinvenuta nel 2014, in 22 metri d’acqua, dall’amico Faustolo Rambelli, allora contitolare della RANA Diving S.p.a., ancora collegata al rimorchiatore con l’allestimento di rimorchio integro, composto da due briglie di catena e un corto cavo di traino (3).

Il filmato [v. nota 3 in calce all’articolo n.d.r.] era corredato di un ottimo commento storico che ora, purtroppo, non è più disponibile. Altre significative immagini sono visualizzabili cliccando sul seguente link: https://diveplanet.org/rimorchiatore- taurus-2/ . Unico neo: l’immagine del rimorchiatore raffigurato nella Home Page del sito DivePlanet non è quella del Taurus ma quella dell’Ursus.

Nel filmato la chiatta appare integra e capovolta. Probabilmente le mine, per sicurezza, erano rizzate durante il trasporto. Il lento aumentare dello specchio liquido e il grande peso del carico hanno comportato la perdita di stabilità e il capovolgimento del mezzo.

Qualora effettivamente gli ordigni fossero stati convenientemente rizzati potrebbero trovarsi ancora sotto lo scafo. Un dubbio che solo Compamare Ravenna potrebbe chiarire.

Estratto dagli allegati KTB, diari giornalieri, della Marina tedesca del 6/7 luglio 1944

0745 del 6.7.1944: giunge a Venezia notizia dell’attacco aereo a Porto Corsini e che, essendo state colpite le due armi della motozattera MFP 595, le è stata affiancata la HS IV 59 (Hafenschutz Italien Venedig Flottille) per la protezione Flak antiaerea. Anche il rimorchiatore Taurus è stato danneggiato; si raccomanda di farlo partire la notte stessa per Venezia…
0945 dal comando della GNR giunge notizia che il Taurus presumibilmente è affondato durante la notte. Poco dopo Haka Corsini (Hafen Kapitän – Capitano di Porto n.d.r.) emette comunicazione che il Taurus è probabilmente affondato verso le 2300 a seguito dell’attacco aereo, presso Porto Garibaldi o nelle vicinanze… allertare tutti i mezzi per il salvataggio dell’equipaggio.
1240 messaggio da SF 1 (della HF- flottiglia di soccorso) a Haka Ravenna: equipaggio Taurus con feriti dopo attacco aereo ha raggiunto terra nelle vicinanze di Passo Primaro a San Albergo. Si raccomanda di inviare al più presto soccorsi. Si ignorano le attuali condizioni del Taurus.
1410 messaggio radio da Ravenna: ai mezzi di salvataggio e ricerca: il Taurus si trova all’ancora a circa 7 miglia a Nord di Porto Corsini [per l’esattezza 8 mg da p.to Corsini e altrettante da terra n.d.r.]
1715 messaggio radio da Haka Corsini. Alle 2100 l’unità IV 59 raggiungerà il punto a 7 mg a N.E. di Corsini per dare assistenza al Taurus e scortarlo fino a Venezia…
…constatate però a bordo insufficienze alla caldaia a causa del mitragliamento, si decide di rimorchiare il Taurus a Porto Corsini il giorno successivo alle ore 1500 per il rifornimento dell’acqua di alimento mancante prima di affrontare il trasferimento a Venezia (cfr relazione allegata del comandante Gambini).
0010 del 7.7 nella convinzione che nella notte tra 6 e il 7 il rimorchiatore Taurus sia in grado di navigare verso Venezia, viene dato ordine alla HS Flottille di predisporre la scorta necessaria.
0100 escono le unità IV 65 e 66 che raggiungono il Taurus alle 0220…
0330 Haka Corsini viene avvisato che il rimorchiatore Taurus, in partenza con la I.V. 59 di scorta è sotto attacco nemico…
1030 Haka Corsini rende noto che il Taurus attaccato da una formazione di 18 caccia-bombardieri B-26 Marauder è affondato…da escludere il salvataggio con i mezzi presenti sul posto…Il relitto costituisce ostacolo alla navigazione…L’unità SF 1 giunta sul posto avvisa che non è possibile il salvataggio dei materiali e delle mine. L’intenzione sarebbe quella di farle brillare per ripristinare la navigabilità, messaggio inviato via radio a Seetra (Trasporti Marittimi della Kriegsmarine)…
…Con dispaccio di Markdo (Marinekommando) si ordina a SF 1 di non far brillare le mine, poichè le stesse quando saranno affondate non costituiranno più pericolo.

Danilo Pellegrini


Note

  1. Traù: ex piroscafetto Jugoslavo Trogir – 160 tsl – 1941 preda bellica italiana – distintivo ottico F. 184. Tedesco dopo 8 settembre con distintivo ottico: G 312 – in forza alla HS Flottille Venedig che dal dicembre 1944 muterà il nome in 3. Geleitflottille (Adria) in forza alla 11. Sicherungsdivision – Geleit, Sicherung e Vorposten Dienst (scorta, sicurezza e servizio in avamposto) in Adriatico, composta dalle seguenti unità:
    G 310 Medea (ex Tatra, ex Triglav) 287 tsl, spiaggiato Tagliamento 4.1944, recuperato 1948, demolito 1965;
    G311 Daino, ex panfilo italiano, incagliato 4.1945 foce Tagliamento – nel 1953 non ancora recuperato;
    G 312 Traù (ex Trogir) affondato 4.1945 foce Tagliamento. Nel 1953 risulta recuperato e demolito;
    G 320 Duca (ex Gabriele Ferretti): 1946 restituito all’armatore, 1951 rinominato Angela, 1956 Lanterna, …;
    G321 Ebe, Mas veloce tipo Elco, tsl 103, ex italiano F 69, restituito all’armatore nel 1947, demolito 1970;
    G 322 Orata, piropeschereccio, 317 tsl, ex tedesco I.V 60, ex italiano F.22, affondato Canale D’Arsa nel 1944;
    G 323 … nome ignoto;
    G 331 FI.B 426, unità di soccorso scorta e rimorchio ex Luftwaffe. 2 diesel 400 hp cad.- 4,8 t al gancio di traino
    G 332 FI.B 427 idem come sopra;
    G 335 … nome ignoto.
  2. Nel pregevole testo Adriatic Naval War 1940 -1946, edito in lingua inglese a Zagabria nel 2015, autori Zwonimir Freivogel e Achille Rastelli, a pag. 490, lo storico italiano afferma che: “Nel luglio 1944 Ravenna subì 24 attacchi aerei […] e nell’attacco del 2 luglio sferrato da 18 B 25 a Porto Corsini, il porto di Ravenna, venne affondato il landing ferry SF 301 [n.d.a.: pontone da sbarco Siebel] e che l’esplosione del suo carico di munizioni causò la distruzione di un mezzo da sbarco (I-Boot). Nella stessa occasione affondarono in porto i rimorchiatori Chioggia e il Taurus che stava prestando servizio per la Kriegsmarine…”. Errore davvero insolito per uno storico navale del calibro di Achille Rastelli, sia temporale che per la corretta localizzazione dell’affondamento del Taurus che si verificò il 7 luglio, in mare aperto, sette miglia a N.E. da Porto Corsini. Sono poco credibili anche le modalità e le conseguenze dell’affondamento del Siebel-Fähre SF-301 in quanto lo stesso Freivogel afferma che colpì una mina, quindi presumibilmente in mare, il giorno 5 ma venne prontamente recuperato, riparato e rimesso in servizio a Fiume a partire dal 25.10.44. Nei diari dal 1° al 5 luglio non si trova menzione della spaventosa presunta esplosione del SF-301 bensì, viene riportato, in quella data, il parziale affondamento della motozattera MFP 360 che si trovava all’ormeggio in porto “…a seguito del fonogramma del 3.7 ore 2130, relativo all’affondamento del MFP 360, si specifica che spezzoni di bombe sono caduti sia a dritta che a sinistra dello scafo, mentre una bomba ne ha perforato la prora che si è posata sul fondo. La stiva è allagata mentre il locale macchine è integro. Si tenta il salvataggio, sono necessarie però altre pompe…”. Il comando trasporti marittimi dà ordine al tenente Huber di inviare immediatamente due uomini con pompe, manichette e materiale per stagnare le falle. Il piccolo rimorchiatore Chioggia, di appena 60 tsl, appartenente al Ministero Opere Pubbliche ed in forza al Servizio Escavazione Porti del Compartimento di Venezia, affondò a Porto Corsini in data 4 .7, in occasione del medesimo bombardamento che danneggiò lievemente il Taurus. Nella stessa data verrà rimessa in galleggiamento la motozattera MFP 360, in parte allagata la sera precedente. A seguire i relativi KTB. Il rimorchiatore Chioggia, verrà recuperato nel giugno 1947 e rimesso in esercizio nuovamente per conto del Servizio Escavazione Porti di Venezia. Poco dopo la completa revisione di macchina e caldaia, effettuata ad Ancona, nel 1970 venne messo in disarmo alla Giudecca presso il locale cantiere del Genio Civile Opere Marittime, dove affondò l’anno successivo a seguito della via d’acqua causata dal furto, perpetrato da ignoti, di tubolature di rame nel locale macchine. Come precedentemente riportato nella prefazione, la società di lavori marittimi “Rotelli e Pellegrini”, di cui lo scrivente era allora il contitolare, ne effettuò il recupero, lo sbarco di macchina e caldaia e rimorchiò lo scafo nudo al cantiere di di San Giorgio di Nogaro ove venne alato e demolito. A seguire le schede dei Libri Registro R.I.Na. e un più completo estratto cronologico curato dal compianto caro amico Giorgio Spazzapan.

    Estratto dal RINA del 1940

    Estratto dal RINA del 1969

    Estratto cronologico dal Repertorio di Marina Mercantile

  3. V. https://www.facebook.com/watch/?v=1513267008915599 .

Bibliografia 

  • Kriegstagebücher (KTB) des Seekommandanten West-Adria – Archivio autore KTB Hafenschutzflottille Venedig – Archivio autore.
  • KTB 22. Marinebordflakabteilung – Archivio autore.
  • Lexikon der Wehrmacht.
  • Kronik des Seekrieges 1939-1945 Jürgen Rohwehr & Gerhard Hümmelchen.
  • Die Schiffe der deutschen Kriegsmarine und Luftwaffe 1939-1945, Erich Gröner-Dieter Jung – Bernard & Graefe-Verlag, Bonn 2001.
  • Luftwaffe zur See.
  • Adriatic Naval War 1939-1945 Zwonimir Freivogel- Achille Rastelli, editore Despot Infinitus, Zagreb 2015 Navi Mercantili Perdute, 3^edizione, USMM, Roma 1997.
  • Navi Militari Perdute, 5^ edizione, USMM, Roma 1975.
  • Tutte Le Navi militari d’Italia, Franco Bargoni, USMM, Roma 2012.
  • Libro Registro R.I.Na. 1940.
  • Libro Registro R.I.Na. 1969.
  • Relazione maggiore Lendaro-capo Ufficio Recuperi Regia Marina, Venezia 28.2.1945.
  • Relazione Capitaneria di Porto Venezia, maggio 1953: relitti non ancora recuperati nella giurisdizione di Venezia Repertorio della Marina Mercantile di Ilo.
  • Barbensi e Giorgio Spazzapan – archivio autore.

Crediti Immagini

Crediti fotografie: archivio autore – fondo Panfido-Trevisan

 

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