Il sommergibile Medusa e il relitto di Pola (Seconda Parte)
Link alla prima parte dell’articolo: Il sommergibile Medusa e il relitto di Pola (Prima Parte)
CONFRONTO TRA I DUE SCAFI
Il sistema costruttivo del sommergibile di Pola è molto simile a quella del Medusa: entrambi i battelli sono a semplice scafo, con serbatoi a sella esterni e pressapoco delle stesse dimensioni.
Le sovrastrutture di coperta realizzate in lamiera sottile e così pure le appendici esterne, che in parte non sono più in opera, sono collassate sul fondo assieme ad altre strutture ben riconoscibili.
Non sono visibili gli assi porta elica, eliche e timoni, dato che lo scafo è sprofondato nel fondale per quasi metà del suo diametro. Il troncone è lungo circa 25 metri, ed a questa progressiva si interrompe, con un grande squarcio, in corrispondenza del locale motori termici.
Lo scafo non resistente della classe “600” era caratterizzato da una serie di portelli circolari aperti, gli sfiati dei compartimenti allagabili, lungo quasi tutta la fiancata, in doppia fila a prora, singola a poppa.
Tali portelli, paralleli al galleggiamento erano per la maggior parte intervallati regolarmente da una spaziatura leggermente inferiore alla misura del proprio diametro.
Sul nostro relitto si notano invece pochi sfiati, anch’essi di forma circolare, ma intervallati in modo diverso. A poppavia dello squarcio, sul lato di dritta, è presente, quasi intera, una parte della controcarena (v. All. 8), completa della propria paratia divisoria, che presenta una curvatura ellittica, diversa da quella semicircolare del Medusa.
Come ben risulta dallo schizzo dell’ing. Turrini, le controcarene della classe Argonauta, in prossimità della sezione maestra, sono di forma pressoché semicircolare (v. All. 9).
E’ riconoscibile, inoltre, a protezione dello scafo non resistente, sotto la linea di galleggiamento in corrispondenza della massima curvatura, un bottazzo in profilato a “U” (v. All. 9) non presente sulle nostre unità, ma evidente nei disegni costruttivi e nelle foto d’epoca di molti battelli germanici ripresi a secco.
Faggioli afferma di aver trovato “ovunque nel fango, e dentro lo scafo proietti da 102 millimetri”; in realtà non sono dei 102 mm ma dei 105 millimetri di produzione germanica.
Già dal 2002, alcuni subacquei si chiedevano, infatti, il motivo per cui si trovassero delle granate tedesche in un relitto, presumibilmente italiano.
Nel sito internet Narkive.com, si poteva leggere questa risposta, data ad un utente del forum il 10-09-2004 : “…se guardi bene dovresti vedere anche alcune bombe. Da quanto stampato sul bossolo sono state identificate come di produzione tedesca nei primi anni del ‘900. Da questo indizio alcuni pensarono che il smg facesse parte della flotta austriaca autoaffondatasi a Pola alla fine della 1gm. Il motivo per cui sono lì non mi è chiaro così come non mi è chiara la ragione per cui bombe italiane siano appoggiate vicino alla prua dell’Hans Schmidt (o presunto tale). Sugar ” (Hans Schmidt è un piroscafo tedesco affondato al largo di Pola nella Seconda guerra mondiale, n.d.a.)
Anche Mario Arena mi ha confermato che le granate non sono di produzione italiana, avendo riscontrato sui fondello di alcuni bossoli, la dicitura: Patronen Fabrik-Polten-Magdeburg-1915.
Per consentirmi di documentarne con certezza la provenienza Mario, a cui sono molto grato, ha organizzato con il supporto di un diving croato una spedizione sul relitto, della quale ho preso parte il 15 giugno 2011, del tutto casualmente, data della ricorrenza del 68° anniversario della conclusione delle operazioni di recupero del Medusa.
Un altro bossolo, calibro 105 mm, riportato alla luce in quel giorno, presenta sul fondello la seguente punzonatura: Patronen Fabrik-Karlsruhe – IX 1909 (v. All. 10).
Ricordo inoltre, a maggior completezza dei fatti, che negli anni ’80, fra i vari reperti recuperati, vi fosse anche un manometro con diciture in lingua tedesca.
Ad ulteriore comprova della nazionalità del relitto, un istruttore subacqueo croato, del diving di Puntisella reperì fortuitamente al suo interno una tazzina, con lo stemma della Marina imperiale germanica (v. All. 11).
Nella foto allegata, il reperto è stato erroneamente associato all’U 81, ma nulla ha a che vedere con quel sommergibile, un battello tedesco tipo VII C, affondato anch’esso nei pressi di Pola il 9 gennaio 1944 nel corso di una incursione aerea americana.
Nell’ambito dei diving croati c’è, infatti, chi sostiene che il relitto di Verudella appartenesse a quel sommergibile. Tale ipotesi è assolutamente infondata, in quanto quel battello venne rimesso in galleggiamento il 22 aprile 1944 e successivamente smantellato.
L’U 81 era noto per aver affondato, il 13 novembre 1941, in Mediterraneo, al comando del Kptlt. Friedrich Guggenberger, la portaerei britannica HMS Ark Royal (7).
LA FLOTTIGLIA SCOMPARSA
I sette battelli affondati a Pola poco prima dalla cessazione delle ostilità, appartenevano a cinque classi diverse, le prime due, gli “Ms”, molto simili tra di loro; lo scafo dell’U 65 era lo stesso dell’U 47, ma prolungato di 3,40 m, gli scafi dei tre UC II erano gemelli; sostanzialmente, quattro delle cinque classi di appartenenza erano progettualmente dissimili.
Le unità erano le seguenti:
– U 47, tipo “Ms”, dimensioni: m 65,00 x 6,20; doppio scafo totale, con ossatura esterna allo scafo resistente; motorizzazione: due motori termici Man diesel da 1000 hp cadauno, 6 cilindri, 4 tempi e due motori elettrici da 600 hp; armamento: quattro tubi lanciasiluri da 500 mm (8), due a prora, due a poppa, interni allo scafo, in coperta due cannoni da 88 mm, uno a prora, uno a poppa; singolo timone verticale, compensato con pala superiore in coperta. Costruttore: Kaiserliche Werke Danzig (KWD). Entrato in servizio il 28.02.1916.
– U 65, tipo “Ms”, dimensioni: m 68,40 x 6,30, doppio scafo totale, con ossatura esterna allo scafo resistente; motorizzazione: due motori termici Man diesel da 1100 hp cadauno, 6 cilindri, 4 tempi e due motori elettrici da 600 hp; armamento: quattro tubi lanciasiluri da 500 mm, due a prora, due a poppa, interni allo scafo, in coperta due cannoni da 88 mm, uno a prora, uno a poppa; singolo timone verticale senza compenso in coperta. Costruttore: Germaniawerft (GW). Entrato in servizio l’ 11.05.1916.
– UB 48, tipo UB III, dimensioni: m 55,30 x 5,80; doppio scafo quasi totale; motorizzazione: due motori termici Körting diesel da 550 hp cadauno, 6 cilindri, 4 tempi e due motori elettrici da 394 hp; armamento: cinque tubi lanciasiluri da 500 mm, quattro a prora, uno a poppa, interni allo scafo, in coperta un cannone da 88 mm, a proravia della torretta. Due timoni verticali affiancati ai lati del singolo tubo di lancio poppiero. Costruttore Blohm & Voss, consegnato 11/6 1917.
– UC 25, tipo UC II, posamine costiero, dimensioni: m 49,40 x 5,20; doppio scafo quasi totale; motorizzazione due motori termici diesel da 250 hp cadauno, 6 cilindri e due motori elettrici da 230 hp; armamento: tre tubi lanciasiluri da 500 mm, due a prora, esterni allo scafo, sistemati in coperta, uno a poppa interno allo scafo; sei tubi lanciamine verticali, a proravia della torretta, per mine tipo UC 200, con accesso per la regolazione solo dall’esterno. Un cannone da 88 mm, a proravia della torretta. Due timoni verticali affiancati ai lati del singolo tubo di lancio poppiero. Costruttore Vulcan AG, consegnato il 28.06.1916.
– UC 34, tipo UC II, stesse caratteristiche del precedente, costruttore Blohm & Voss (B&V), consegnato il 25.09.1916.
– UC 53, tipo UC II, stesse caratteristiche dei precedenti, costruttore Germaniawerft (GW), consegnato il 05.04.1917.
Le tre unità differivano solamente per la motorizzazione. Sul tipo UC II vennero installate macchine Körting, Man e Daimler, secondo le disponibilità del momento.
– U 73, tipo UE 1, posamine d’altura, con stivaggio all’interno dello scafo di 34 mine del tipo UE/150; costruzione a semplice scafo, con serbatoi a sella su entrambi i lati (controcarene esterne); dimensioni m 56,8 x 5,90; motorizzazione 2 motori termici Körting diesel da 450 hp cadauno, 6 cilindri, 2 tempi e due motori elettrici da 400 hp; armamento: due tubi posamine da 100 cm, orizzontali, interni allo scafo, in sostituzione dei tubi di lancio poppieri; due tubi lanciasiluri da 500 mm, esterni, ubicati in coperta, a poppa sul lato di dritta, a prora sul lato di sinistra; un cannone da 88/30, sostituito successivamente con un 105/45 (9). Singolo timone verticale, centrale rispetto ai due tubi posamine, compensato con pala superiore in coperta. Costruttore Kaiserliche Werke Danzig (KWD), consegnato il 09.10 1915.
La Deutsche U-Flottille Pola, costituita l’8 novembre 1915, svolse un compito primario nel teatro del Mediterraneo. Il suo ruolo iniziale era stato quello di sostenere la difesa degli imperi centrali nei Dardanelli, ma ben presto, per indebolire economicamente le forze dei paesi dell’intesa, venne deciso di impiegarla nella lotta al traffico commerciale, operazione legittimata in un certo qual modo dalla Convenzione Internazionale di Londra del 1909.
Dopo il 1917 la guerra sottomarina non ebbe però più le restrizioni dettate, precedentemente, da motivi diplomatici (10).
La flottiglia operò prevalentemente nel Mediterraneo, spingendosi talvolta fino a Gibilterra e oltre lo stretto, in Atlantico, ottenendo successi clamorosi, merito non solo della avanzata tecnica dei mezzi, ma dovuti oltretutto alla preparazione specifica dei suoi comandanti.
E’ da ricordare, a tale proposito, l’impresa del Kplt. Otto Weddingen che agli albori del conflitto, il 22 settembre 1914, in meno di un’ora, al comando dell’U 9, aveva affondato in Atlantico tre incrociatori britannici dimostrando così la grande potenzialità della nuova arma sottomarina (11).
Gran parte del merito di questo successo era dovuto alla grande determinazione di Weddingen, che aveva addestrato il suo equipaggio a ricaricare i siluri nei tubi di lancio in immersione, operazione da lui eseguita il 16 luglio 1914 per la prima volta nella storia.
L’ U 9 era uno dei primi battelli germanici, progettato nell’anteguerra, con motori a petrolio oramai obsoleti, ed era entrato in servizio nel 1911.
Era dotato di due tubi di lancio prodieri e due poppieri, con solamente sei siluri a bordo, da 450 mm. La possibilità di non riemergere, per ricaricare le armi, era stata fondamentale per il successo dell’attacco, permettendo al sommergibile di non porsi in condizione di estrema vulnerabilità di fronte al nemico e conseguire una vittoria di tale portata.
Fino al 28 agosto 1916, data della dichiarazione di guerra dell’Italia contro la Germania, la flotta subacquea tedesca operò, in Mediterraneo, sotto bandiera austro ungarica, affiancata alla U-Flottille della K.u.K. Marine (12); mutò anche la numerazione dei battelli, in conformità di quella della marina alleata austriaca, per poi riprendere successivamente quella originaria.
Il tonnellaggio affondato pro capite dalla nuova arma sottomarina germanica fu elevatissimo, superiore anche a quello unitario della Kriegsmarine nel secondo conflitto mondiale.
Il solo Kptlt. Lothar Eugen Georg von Arnauld de la Perière, “l’asso degli assi”, partendo dalla base di Cattaro, con il suo U 35, in soli quattro mesi, da aprile ad agosto 1916, aveva affondato 77 navi, per un totale di 160.000 tsl, raggiungendo al termine del conflitto il numero impressionante di 194 navi, per un totale di 454.000 tsl, record mai più uguagliato nella storia dell’arma subacquea.
L’U 35, nel corso di 17 missioni operative, a fine guerra, conseguiva l’affondamento di 226 navi, per un totale di 538.500 tsl.
Il suo ultimo comandante, imbarcato il 14 ottobre 1918, che affrontò il viaggio di ritorno in Germania e la successiva resa, fu il Kptlt. Heino von Heimburg, che, il 10 giugno 1915, era primo tenente, ufficiale in seconda dell’UB 13, il battello che, sotto bandiera austriaca (U 11), affondò il Medusa (I°) e, pochi giorni dopo, il 7 luglio al comando del UB 14 (austriaco U 26) silurò, affondandolo, l’incrociatore corazzato Amalfi (13).
In questo teatro operarono i sette battelli della “flottiglia scomparsa”; anch’essi, come le altre unità della squadriglia, ebbero una vita operativa ricca di successi: affondarono 208 unità e ne danneggiarono, irreparabilmente, 37, per un totale complessivo di quasi 600.000 tsl.
GLI UOMINI
Tra i comandanti di maggior notorietà e successo, si può annoverare l’asso Kplt. Gustav Siess, al comando del posamine U 73, dal 9 ottobre 1915 al 21 maggio 1917,
al sesto posto della classifica degli affondamenti individuali.
Siess venne accreditato di 56 navi affondate e 10 navi danneggiate di cui 19 al comando del U 73, in gran parte a seguito di repentine pose di campi minati, nelle immediate vicinanze delle basi nemiche e nei canali di passaggio obbligato del traffico.
In tale modo vennero affondate due navi da guerra, la corazzata britannica HMS Russel, una delle maggiori dell’epoca, di 14.000 dwt, nelle acque di Malta e l’incrociatore corazzato russo Peresvyet di 13.500 dwt, all’uscita di Port Said.
Altre 19 unità, tra cui la nave ospedale britannica HMHS Britannic, unità gemella del Titanic, di 48.758 tsl, vennero affondate in Egeo, tra le quali l’incrociatore ausiliario francese Burdigala, di 12.006 tsl, a due miglia dal porto di San Nicola, nel canale di Kea.
Il 24 aprile 1918, in riconoscimento delle sue azioni, Gustav Siess, come in precedenza Lothar Von Arnauld de la Perière, venne decorato con la più alta onorificenza germanica, la croce dell’ordine Pour le Mérite, per aver affondato 261.399 tsl di naviglio nemico (14).
E’ singolare il proseguo della carriera del comandante Gustav Siess, pluridecorato asso della guerra sottomarina. Dopo lo sbarco dall’ U 73 si alternò al comando di altri sommergibili, dapprima dell’U 33, poi dell’U 65, continuando la lunga serie di affondamenti, poi nuovamente dell’U 33, con il quale affrontò la lunga navigazione di ritorno alla base di Kiel.
Rientrato in patria, passò presto al comando della prima flottiglia dragamine della neo costituita repubblica di Weimar, fino all’11 novembre 1919, data in cui si dimise dalla Marina Imperiale, entrando nella riserva, con il grado di Korvetten Kapitän.
Da civile, costituì una società commerciale, la “Siess, von Loe & Co”, operante nel settore del macchinario per l’edilizia, che diresse personalmente fino al 1938.
La società è tutt’ora attiva, ad Amburgo, con lo stesso nome ed operante nel medesimo settore.
Nel 1935 Siess, dopo aver completato la scuola di addestramento per i piloti dell’aeronautica, rientrò nei ranghi militari come Colonnello della riserva nella Luftwaffe e, richiamato in servizio effettivo nel 1939, all’età di 57 anni, con il grado di Generale di Brigata, ricoprì la carica di responsabile della logistica della flotta aerea, presso il ministero dell’aviazione, a Berlino.
Costretto a dare le dimissioni nel 1944, a causa di una grave malattia, in qualità di Generale di Divisione, venne arrestato dai sovietici, nel 1945 e condannato alla reclusione di 25 anni da scontarsi in un carcere russo.
Liberato dopo 10 anni di detenzione rientrò ad Amburgo, sua città natale, ove morì, all’età di 87 anni, il 14 ottobre 1970.
Fra i comandanti delle sette unità, fanno spicco altri due nomi: il Kplt. Wilhelm Canaris, al comando dell’U 47, dal 14 gennaio al 14 giugno 1918, e l’Oblt. Karl Dönitz al comando dell’UC 25, dal 16 febbraio al 7 agosto 1918 (15).
L’Ammiraglio Canaris che sarà a capo dell’Abwehr, il servizio segreto tedesco, dal 1935 al 1944 verrà destituito ed incarcerato per il suo coinvolgimento nel complotto contro Hitler, culminato nell’attentato del 20 luglio 1944, a Rastenburg, dal quale il Führer uscirà illeso.
Canaris, deferito al lager di Flossenburg, il mattino del 9 aprile 1944, verrà trascinato seminudo al patibolo e strangolato con una corda di pianoforte.
Il giovane ufficiale Karl Dönitz, diverrà il futuro comandante della flotta sottomarina nel 1935 e Grande Ammiraglio al vertice della Kriegsmarine dopo le dimissioni di Raeder, il 30 gennaio 1943. Verrà designato da Adolf Hitler come suo successore alla presidenza del Reich, carica che ricoprì, dopo la morte del Führer, dal 30 aprile al 23 maggio 1945.
Dönitz diventò così l’ultimo capo della Germania nazista, trattandone la resa finale l’ 8 maggio 1945.
Si può così ben comprendere come ognuna di queste sette unità e i loro comandanti, avessero sostenuto un ruolo determinante, trascendente dalla mera storia dell’arma subacquea.
Il nostro battello con certezza ne era stato uno dei protagonisti: divenne un mio puntiglio fare luce sulla sua identità.
Note
7. Kapitänleutnant, grado equivalente a Tenente di Vascello.
8. I calibri delle armi vengono qui espressi in millimetri, anziché in centimetri, come normalmente vengono indicati per le armi di produzione austro germanica.
9. La rilevazione del calibro 105 è stata tratta da: Type UE 1 boats-German U-boats War in WWI, sito Internet: http://www.uboat.net/wwi/types/index.html?type=UE+1, il più autorevole sito sui sommergibili germanici.
10. I successi ottenuti dai sommergibili, non modificarono l’esito del conflitto, ma lasciarono nei Tedeschi la convinzione che se la guerra sottomarina fosse stata fin dall’inizio senza restrizioni, la sola componente subacquea sarebbe riuscita a strangolare la Gran Bretagna obbligandola alla resa e sopratutto avrebbe convinto gli Stati Uniti a rimanere neutrali (USMM, I Sommergibili Italiani, tomo primo, pag. 38).
11. Kapitänleutnant, grado equivalente a Tenente di Vascello.
12. Flotta sottomarina della Imperial Regia Marina Austroungarica.
13. Cfr. saggio Pellegrini-Zagnoni, L’ultima crociera della RN Amalfi, Bollettino d’Archivio USMM, settembre 1991.
14. Tonnellaggio rilevato dal sito Internet: http://www.uboat.net/wwi/men/commanders/commander.php?officer=326.
15. Oberleutnant zur see, grado equivalente a Sottotenente di Vascello.
Recent Comments