Nei diari giornalieri della Kriegsmarine, conosciuti altrimenti come Kriegstagebücher (KTB), nel corso del 1944, venivano frequentemente segnalati avvistamenti aerei e navali nemici rilevati da una postazione radar ubicata nei pressi del faro di Punta della Maestra in località Pila, alle foci del Po di Venezia; questo manufatto la cui costruzione risaliva al 1885 era stato fatto brillare, assieme alle sue pertinenze, nell’aprile 1945 dalle truppe tedesche in ritirata.

Un anziano ex fanalista, residente nella frazione di Pila durante il conflitto, verso la fine degli anni ’90 mi aveva segnalato la presenza di uno strano apparato di notevoli dimensioni, adiacente alla struttura del faro, di cui non conosceva esattamente la funzione.

Nel dopoguerra aveva prestato servizio presso il nuovo faro che era stato ricostruito nel 1949 ad un paio di miglia a levante dal precedente a causa della variazione della linea di costa dovuta, come è noto, all’inesorabile avanzamento delle sabbie del delta.

All’epoca ero poco interessato alle vicende del faro e alla funzione di quella insolita apparecchiatura. Cercavo soprattutto notizie atte ad identificare il relitto di un rimorchiatore armato, affondato negli ultimi giorni di guerra che avevo ritrovato a poca distanza da Punta della Maestra e pertanto non diedi molto rilievo a questa notizia (1).

Grazie ai suoi precisi ricordi, in contrapposizione alla convinzione espressa dall’USMM, che lo asseriva demolito nel dopoguerra, congiuntamente a Luciano Chiereghin, fu possibile rilevare strumentalmente il relitto integro del San Giorgio (F 95), totalmente interrato sotto le sabbie del delta del Po che, come ho già fatto notare, sono in costante avanzamento (2).

Proprio in questi giorni l’amico Luciano che, nella sua veste di attivo ricercatore storico delle vicende del territorio polesano, cinque anni fa aveva già individuato e identificato la struttura di base di un sistema di tracciamento radar FuMO 214 Würzburg Riese sito nel comune di Rosolina (3), ha ottenuto da altra fonte, ancor più dettagliate informazioni in merito ad una struttura, simile ad una grande griglia rotante in rete metallica, detta “gradela” nel dialetto locale, installata dai militari germanici sul terrazzo del lato Est del faro a una ventina di metri da terra, una descrizione scarna che ricorda in linea di massima uno dei tanti, simili apparati Freya.

Ciò premesso, avendo a disposizione i KTB (4) del comando navale West Adria, ho rinvenuto la comunicazione dell’entrata in funzione, il 10 novembre 1944 a Punta della Maestra, di un [secondo] apparato di rilevamento, genericamente descritto come: FU.M.O – Z[erstörer]-Säule Nr. 566- Ger[ät] Nr. 696 -Aufstellunghöhe (altezza dell’impianto) 46 m – settore di ricerca 345 – 0 – 180 gradi.

Purtroppo avendo decifrato solo in un secondo tempo il significato del prefisso “Z”, mi ero indirizzato in modo errato nella ricerca di un tipo di apparato caratterizzato da tale altezza.

Il Zerstörersäule (FuMo 3) era una versione modificata per l’impiego terrestre del radar installato sui cacciatorpediniere e incrociatori leggeri, montato generalmente sul tetto dell’apposito bunker (Regelbau V 174), ma con altezza della colonna (säule) di supporto generalmente di modesta elevazione (5).

Non avendo motivo di dubitare della testimonianza resa a Luciano Chiereghin, corroborata da una, per il momento introvabile foto, né tanto meno dell’accuratezza dell’informativa a firma del pluridecorato comandante del Seeverteidigung West Adria, Kapitän zur See Hellmut Hunaeus, ho motivo di credere che quella situata sul terrazzo laterale del faro, fosse la postazione radar preesistente e che quella menzionata dal comandante Hunaeus, installata successivamente nelle adiacenze, abbia avuto lo scopo preciso di migliorare le prestazioni della precedente.

Non sussiste comunque dubbio, in base alle date degli avvistamenti, che gli apparati in oggetto fossero due.

Dal momento che l’altezza di 46 metri della colonna di supporto è riscontrabile solamente negli apparati Wassermann, ero certo in un primo momento che si trattasse proprio di questo tipo di apparecchiatura di preallarme e scoperta a lungo raggio, prendendone attentamente in considerazione le specifiche.

Non mi soffermerò sulle caratteristiche tecniche ed elettroniche di questo e degli altri apparati, non essendo questo il mio campo e il complesso argomento sarebbe estraneo alla finalità di questo scritto.

Al fine di procedere ad una identificazione di massima del radar in oggetto considererò prevalentemente il loro aspetto prettamente visivo.

E’ da puntualizzare inoltre che la designazione dell’acronimo Fu.MO, utilizzato nell’informativa, indicava genericamente un apparato (Funkmessgerät) della Marina, mentre il suffisso MG indicava un tipo terrestre e FuG e FuSe un apparato impiegato dalla Luftwaffe.

Il primo grande radar terrestre germanico di preallarme a lungo raggio fu il Mammut, FuMG 41/42, formato da una serie di sei o otto elementi di antenne Freya fissi, disposti orizzontalmente ma, nel nostro caso non è da prendere in considerazione, in quanto di forma e altezza completamente diversa.

Qui di seguito copia del frontespizio dei KTB, comando navale West Adria 1-15. 11.1944 e della stringata comunicazione del 10.11.1944, in merito all’entrata in esercizio del radar di Punta Maestra.

All’inizio del 1942 entrò in funzione un apparato di scoperta migliorato, dalle caratteristiche completamente diverse: il Wassermann FuMg 402 che utilizzava un altro sistema rispetto a quello impiegato nel Mammut.

Quest’ultimo aveva gli elementi d’antenna fissi e disposti in orizzontale, mentre quelli del Wassermann erano disposti in verticale e rotanti assieme alla loro struttura di supporto.

Si presumeva, inoltre, che la superiore altezza gli avrebbe consentito una portata maggiore. Il prototipo era formato da quattro antenne Freya installate parallelamente una al di sopra dell’altra, fissate su un albero a traliccio alto 36 metri.

Questo a sua volta era montato su un supporto girevole e l’antenna di riconoscimento IFF (identification friend or foe) era stata installata al centro dell’apparato. Il sistema Wassermann disponeva dell’orientamento elettronico del raggio e della commutazione dei lobi per ottenere una risoluzione azimutale di circa 0,25 gradi.

Le caratteristiche erano simili a quelle del Freya, ma il radar Wassermann irradiava una potenza di picco di 100 kW e aveva una portata variabile dai 200 ai 300 km.

Ne vennero realizzate diverse versioni e sottoversioni: leggera, pesante e media, ma tutte sostanzialmente corrispondevano all’equivalente di sei o più antenne Freya montate su un supporto girevole.

Ne furono costruite complessivamente circa 50, delle quali almeno sette, vennero installate in Italia, tra Liguria (1), Molise, (1) Sicilia (3) e Sardegna (2).

Wassermann L (Leicht – Leggero)

Di produzione GEMA, consisteva in un complesso di sei antenne Freya polarizzate verticalmente, montate su un albero a traliccio girevole, altezza 30 m portata 200 km.

Ne furono costruiti circa 25 esemplari, cercando di alleggerire il più possibile la struttura per facilitarne il trasporto e il montaggio, stimato in tre o quattro settimane.

Wasserman “L” Non più in produzione da fine 1942 – costruiti 25 esemplari)

Wassermann S (Schwer – pesante)

Gli elementi d’antenna Freya erano solidali ad una torre modulare autoportante, non strallata, alta al massimo 60 metri, girevole e costituita da tubi in acciaio del diametro di quattro metri.

L’installazione era prevista sul tetto di un bunker con sottostante la centrale operativa o, in alternativa, su un basamento di cemento armato e rotante tramite un grande ingranaggio dentato.

I primi impianti furono montati verso la fine del 1942 e in tutto ne entrarono in funzione una decina. La costruzione di questi apparati richiedeva più di quattro mesi, ma erano molto più robusti del tipo L.

La portata era aumentata a 300 km e il sistema elettronico rendeva possibile anche il rilievo dell’altezza dei bersagli. Il peso di questa struttura poteva variare da 40 t a 60 t in base all’altezza della colonna modulare variabile da 37 a 60 metri e alla quantità di elementi d’antenna Freya installati.

 

Wassermann M (Mittel – Medio)

Il Wassermann M fu prodotto da Siemens e Halske dall’autunno del 1943 in poi. Le sue cinque varianti introdussero notevoli miglioramenti rispetto ai modelli L e S.

Wassermann M1, la prima realizzazione, era dotata di un albero a traliccio alto 36 metri che portava otto antenne Freya verticali; il suo aspetto era simile a quello della versione L.

Utilizzava il sistema della commutazione dei lobi e presentava alcuni altri miglioramenti. La sua precisione in azimut e portata era all’incirca la stessa delle varianti L e S, ma la portata massima era di soli 220 km.

Wassermann M2, il suo albero a traliccio era alto 40 metri, ai quali era da aggiungere l’altezza dell’antenna del sistema IFF. Aveva un complesso di antenne più ampio, rispetto al M1 e polarizzato orizzontalmente in modo da poter determinare l’altitudine dei bersagli.

Sia M1 che M2 utilizzavano singole frequenze nella banda di 2,01-2,20 metri. Del similare M3, che utilizzava la banda da 1,20 – 1,90 metri ne furono costruiti solo due esemplari dal momento che, nella primavera del 1944, venne sostituito dal nuovo M4 che utilizzava la banda larga da 1,90-2,50 metri.

Circa dodici M4 erano operativi nel gennaio 1945 e altri erano in produzione, in buono stato di avanzamento. L’ultima versione del Wassermann avrebbe dovuto essere la M5, che lavorava su una banda larga di 2,50-4 metri. Un unico impianto sperimentale era stato allestito sulla costa baltica.

Nei Wassermann M4 e M5, per supplire alle perdite di segnale, la centrale operativa di comando e controllo era situata al centro del traliccio di supporto (cfr. successiva foto del M4).

In ragione di quanto sopra esposto, mentre in un primo tempo, considerando il dimensionamento dell’apparecchiatura e soprattutto la data di installazione, ero propenso a credere che il radar di Punta della Maestra fosse la versione M4 del Wassermann qui sopra raffigurata o, in alternativa, la M2, ora lo escluderei, non trovando inoltre riscontri validi nemmeno per il numero così elevato di costruzione sia della colonna di supporto (Z-Säule Nr. 566) che di quello dell’apparato (Gerät 696).

Solamente i Freya e i Würzburg (apparecchiature però di altra concezione e dimensionamento) superarono questo numero di esemplari costruiti.

E’ da considerare, inoltre, che i materiali necessari venivano trasportati in loco a mezzo di motozattere, non essendovi alcuna possibilità di accesso all’isola via terra e condotti a destinazione lungo quasi un chilometro di strade rurali.

Non è possibile che si trattasse di pesi così elevati, vista anche la totale assenza di mezzi di sollevamento idonei alla movimentazione di strutture pesanti. Come riportato nel diario della Seekriegsleitung Teil A – Band 68, il radar [n.d.a. e il faro con tutte le sue pertinenze] vennero fatti brillare dai militari tedeschi, che si apprestavano alla ritirata, nel pomeriggio del 23 aprile 1945.

Non comprendo, ahimè, il significato di quel “FuMO Jeramit” che venne portato altrove. Non conosco il termine e non ne ho trovato traccia, ma non credo si riferisca allo smontaggio di un apparato, potrebbe invece riferirsi alla smobilitazione del personale addetto.

Frontespizio KTB Teil A Band 68 e resoconto del brillamento del radar (e del faro) 23 aprile 1945

I rottami metallici ed i laterizi ancora riutilizzabili, data la carenza di risorse e di materie prime, vennero in gran parte prelevati e reimpiegati dagli abitanti del vicino villaggio di Pila e da quelli delle altre frazioni di quell’area del Delta, peraltro poverissima, che, fino alla realizzazione del ponte sul Po di Maestra nel 1959, era un’isola raggiungibile solamente con modesti traghetti fluviali.

Il traghetto di Po di Maestra negli anni ’30 (crediti immagine Sig. Luciano Chiereghin)

La lanterna posta alla sommità del faro, trovata miracolosamente intatta, è stata restaurata e installata nel nuovo faro (n°4084 E.F) che, come ho già accennato, venne riedificato tra il 1949 e il 1950, poco più di due miglia a levante dal precedente, per la precisione a m 4000 x 87°: ha oltre 135 anni di vita, è tutt’oggi in funzione e gode di ottima salute (6).

Mentre la travagliata vicenda del vecchio faro di Punta Maestra è cosa nota, radicata nella memoria storica degli abitanti del luogo, quella della postazione radar è ai più sconosciuta.

Le loro traccie non sono però scomparse nel nulla: ciò che non era stato sottratto dalle macerie nel difficile periodo del primo dopoguerra, pur irriconoscibile, è ancora visibile e appare come un cumulo di rovine totalmente coperte dai rovi.

Transitando lungo la diramazione della SP 85 che fiancheggia l’abitato dell’attuale paesino di Pila, fa spicco ad un centinaio di metri a ponente del sedime stradale, una collinetta situata tra i campi adibiti alla coltivazione del riso, normalmente allagati, a partire dal periodo della semina del cereale.

Il traghetto di Po di Maestra negli anni ’50 (Crediti immagine Sig. Luciano Chiereghin)

Credo che pochi abitanti della zona siano a conoscenza di cosa rappresenti quel monticello.

Ebbene, dapprima i rilievi planimetrici dei voli GAI, poi le foto satellitari ed infine le coordinate GPS, senza bisogno di ulteriori indagini, chiariscono perfettamente cosa si nasconda sotto a quei ruderi.

Mi lascia perplesso il fatto che una postazione di elevato valore strategico pur difesa, secondo precisa testimonianza, da due batterie Flak 8,8 e mitragliatrici da 2 cm, non risulti essere mai stata oggetto di bombardamenti da parte dell’aviazione alleata, attivissima sia nell’entroterra polesano che nell’area comunale di Porto Tolle, da cui dipende la frazione di Pila situata sulla sponda nord del Po di Venezia.

La difesa campale del territorio era sicuramente di notevole consistenza, in quanto nessuna delle formazioni e bande partigiane attive nella zona ne tentò l’attacco o quantomeno il sabotaggio.

L’enigma circa la tipologia delle due stazioni di rilevamento, pur parzialmente risolto, presenta ancora molte incognite. Dei quattro apparati FuMO 3 che ho constatato essere stati installati in Italia, uno si trovava a Fano e gli altri tre in Sardegna.

Non risultando presenti i due radar di Punta Maestra in alcuna delle pubblicazioni da me consultate, per colmare le lacune e saperne di più, sarebbe gradito l’apporto di qualche ferrato appassionato di storia e tecnica militare ed è questo lo scopo principale di questo scritto.

A comprova della presenza contemporanea dei due apparati allego a seguire uno stralcio di rapporti radar FuMo di Punta Maestra, ubicato presso il faro (Leuchtfeuer) di Pila, antecedenti la messa in funzione del nuovo apparato Z-Säule

Danilo Pellegrini


Note

  1. V. https://www.aidmen.it/forums/topic/652-relitto-di-un-rd-al-largo-di-punta-della-maestra/
  2. V. https://www.aidmen.it/forums/topic/662-lincaglio-del-f-95-san-giorgio-a-punta-della-maestra/
  3. V. https://www.trevisotoday.it/blog/delta-po-scoperta-postazione-radar-tedesca-seconda-guerra-mondiale-2017.html
  4.  La sigla KTB è un’abbreviazione della parola tedesca Kriegstagebücher utilizzata, nel caso di specie, per identificare i diari di guerra della Marina tedesca.
  5. Nella lingua tedesca il sostantivo säule può assumere sia il significato di “pilastro” sia di “colonna”; con il termine zerstörer si indica invece un cacciatorpediniere.
  6. La costruzione venne terminata il 19 aprile 1949 dalla ditta Cignoni di Lendinara, su progetto dell’ing. Giulio Brunetta, commissionata dal Ministero del Lavori Pubblici, retto pro tempore dal Senatore Umberto Tupini. Il faro diverrà operativo nel 1950. La stessa impresa Cignoni, negli anni 2000, otterrà l’appalto per la realizzazione del ponte di Calatrava a Venezia, iniziato nel 2003.

Bibliografia

  • Kriegstagebücher Admiral Adria.
  • Kriegstagebücher der Hafenshutzflottille Venedig.
  • Kriegstagebücher der 22. Marinebordflakabteilung Triest.
  • Kriegstagebücher der SKL bis 22 Mai 1945 Verlag E.S. Mittler & Sohn , Berlin – copia PDF.
  • Mattesini Francesco, La difficile realizzazione del radar in Italia prima e durante la guerra 1940-1945, publicato su academia.edu.
  • Mattesini Francesco, La storia del radar in Italia prima e durante la guerra 1940-1945, ed. Soldiershop, 2021.
  • Poddighe Gian Carlo, Lo sviluppo del radar in Germania,  pubblicato su academia.edu.
  • Poddighe Gian Carlo, Un mito da sfatare – il radar (italiano) nella 2^ GM, Aidmen 2018.
  • Wikibooks, Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Appendice 4
  • Wikibooks, The Development of German Radar in WW2

Sitografia

Crediti foto e disegni

Dove non indicato diversamente i crediti di foto e disegni, sono riprodotti da Internet (licenza “Creative Commons”). Le riproduzioni di KTB, o parte di essi, fanno parte della mia collezione.

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