Pubblichiamo in questa pagina la seconda ed ultima parte dell’articolo relativo all’opera “Illustrazione delle cartoline storiche della guerra marittima 1915 – 1918”. Per visualizzare la prima parte dell’articolo è possibile cliccare sul seguente Link.
Nel 1925 l’Ufficio di Stato Maggiore della Regia Marina diede alle stampe una pubblicazione con lo scopo di fornire al corpo docente italiano uno strumento utile a descrivere e spiegare le premesse, lo svolgimento e le conseguenze della Guerra Marittima nel corso del primo conflitto mondiale.
L’apparato didattico comprende un piccolo manuale, di una trentina di pagine, e una serie di 84 cartoline che assolvono la funzione di illustrarne i contenuti agli studenti.
Il testo dell’opuscolo, che trascriviamo in calce a questa breve premessa, non è esente da qualche eccesso retorico dovuto all’euforia di una vittoria certamente sofferta.
La necessità di sottolineare l’importante ruolo svolto dalla Regia Marina nel corso della Grande Guerra forse rispondeva anche all’esigenza di riequilibrare, nell’immaginario collettivo, quella tendenza a tributare principalmente ai sacrifici dell’Esercito italiano il merito della vittoria sull’Austria-Ungheria.
Le didascalie delle cartoline pubblicate in calce ai singoli paragrafi corrispondono e riprendono integralmente quelle originali.
Serie VI — LA GUERRA SOTTOMARINA AL TRAFFICO MARITTIMO
Il mantenimento del traffico marittimo (trasporti per vie di mare) rappresentò il problema marittimo più grave durante la passata guerra. Benché le flotte avversarie (tedesca ed austriaca) fossero si può dire bloccate, la prima nel mare del Nord dagli Inglesi, la seconda nell’Adriatico dagli Italiani, tuttavia il naviglio mercantile, che solcava i mari, non era sicuro perché i sommergibili avversari facilmente potevano, navigando sott’acqua, traversare le linee di vigilanza, e spostarsi in mare largo nelle zone che per la loro ampiezza non potevano rimanere sotto un controllo immediato.
Per tale causa la guerra al traffico assunse una forma nuovissima non preveduta. Germania ed Austria speravano di poter costringere gli avversari ad una pace, ad essi favorevole, per mezzo di questa lotta senza quartiere, perché condotta senza alcuna soggezione delle norme internazionali, che regolavano gli atti guerreschi in mare. Ed il pericolo fu invero gravissimo, giacche i rifornimenti (materie prime, vettovaglie, uomini), affluenti dalle regioni d’oltre mare verso i teatri di guerra, furono falcidiati dall’arma sottomarina, e si temette che gli affondamenti delle navi mercantili portassero ad una tale diminuzione di esse da non potere essere più sufficienti al trasporto dei milioni di tonnellate di materiali occorrenti per la guerra. Questo stato di cose, per il futuro e per l’Italia, se dovesse per avventura scoppiare un nuovo conflitto, limitato anche solo a due nazioni, è di una assoluta gravità. L’Italia non ha materie prime, il suolo non produce a sufficienza per soddisfare i bisogni della popolazione; annualmente occorre importare dall’estero 15 milioni di tonnellate di merci diverse; di queste quattro quinti vengono dal mare. Se le rotte dei piroscafi mercantili non fossero protette, se la protezione non fosse sufficiente, se in conclusione gli arrivi nei porti non risultassero adeguati alle esigenze, l’esercito al fronte non avrebbe più armi e munizioni; esso stesso e la popolazione, pure assoggettandosi alle più dure privazioni, non avrebbero cibo per sostenersi. In caso di guerra è assolutamente necessario importare dal mare carbone, ferro, grano in quantità ingentissime.
Quattro anni di guerra lo hanno dimostrato all’evidenza.
Per fortuna durante la guerra la silenziosa Marina pose in atto tutte le provvidenze necessarie affinché il grave pericolo fosse eliminato, e vi riuscì; in questa opera, che comprende una somma di lavoro e di operosità, non facilmente immaginabile, una organizzazione complessa e geniale, la Marina da guerra fu egregiamente coadiuvata da quella mercantile che, con nobile spirito di sacrificio, seppe sempre affrontare i pericoli e, nonostante questi, non diminuire la sua attività.
Le cinque cartoline di questa serie mettono in vista i principi fondamentali del problema, ed illustrano solo i capisaldi della organizzazione multiforme; la prima mostra l’enorme quantità dei materiali importati, la N. 2, con le parole del Capo di Stato Maggiore della Marina, rende manifesto quanto è necessario per poter continuare la guerra; la N. 3 da le zone nelle quali la Marina italiana doveva provvedere, con la propria organizzazione, alla difesa del traffico, e l’attività spiegata dalle navi della R. Marina per questo servizio. La N. 4 mostra schematicamente come era posta la grande rete di sbarramento al Canale d’Otranto; sono in essa notati i sommergibili che vi incapparono con il richiamo numerico, che riporta sul margine di dritta le caratteristiche di tali navi (U.B. ossia Unterseeboote, traduzione di battello che va sottacqua, ed il numero distintivo).
La N. 5 dimostra il tonnellaggio dei piroscafi mercantili italiani affondati, che nell’insieme costituiva la metà dell’intera nostra flotta; nel 1917 si ebbe il massimo degli affondamenti giacché solo alla fine di tale anno l’organizzazione antisommergibile poteva entrare in funzione con tutti i suoi mezzi. Qualora si pensi che per essa occorse costruire centinaia di idrovolanti, decine di dirigibili, centinaia di motoscafi, gran numero di vedette e torpediniere, impiantare stazioni aereonautiche, batterie; stazioni radiotelegrafiche, porre artiglierie sulle navi mercantili armandole con personale militare, abituare queste a navigare in convoglio ed in formazione, si vede chiaramente che occorreva esercizio e tempo: intanto però si conteneva la minaccia con i mezzi non ancora perfetti.
Note: Le norme internazionali di diritto marittimo prescrivono che le navi da guerra (durante le ostilità) sono autorizzate ad accertarsi che quelle mercantili non portino contrabbando alle nazioni avversarie. Quindi esse hanno diritto di fermarle e di visitarle, ed in caso di accertamento di contrabbando possono anche affondarle, dopo aver fatto salvare l’equipaggio. I sommergibili austro-tedeschi affondavano senza visita e senza preavviso di sorta le navi mercantili che incontravano, avvalendosi della propria, quasi completa invisibilità; quindi venivano meno alle accennate norme internazionali.
Serie VII — COLLABORAZIONE DELLA MARINA CON L’ESERCITO
Tutte le forze armate della Nazione collaborarono per il comune scopo, cioè la vittoria, ciascuna nell’ambito delle proprie attribuzioni. Ma evidentemente la separazione netta delle attribuzioni non era possibile, ed in alcune di esse si aveva un intreccio, di organizzazioni che rendeva la collaborazione più intensa e più proficua. La Marina provvedeva all’appoggio dell’ala destra dell’Esercito da parte del mare, con bombardamenti delle posizioni avversarie (cartolina N. 2), con difese costiere (cartolina N. 1), e naturalmente con l’attività navale nel golfo di Trieste tendente a frustrare qualsiasi attacco da mare di forze navali contro le nostre posizioni, ed a ricacciare i reparti avversari in difesa delle proprie linee. Provvedeva inoltre al trasporto per mare di tutte le truppe e di tutti i materiali che occorrevano per costruire i fronti albanese e macedone; la cartolina N. 11 fornisce i dati di queste operazioni oltremodo pericolose, perché esposte agli agguati dei sommergibili avversari. Ma una collaborazione più stretta con l’Esercito avvenne nella dolorosa contingenza di Caporetto. I reparti della Marina, furono gli ultimi ad abbandonare nella ritirata le posizioni estreme di Monfalcone e Grado, ed a salvare tutto il materiale guerresco (cartolina N. 3); essi poi affrontarono decisamente, per volere del loro Capo (Ammiraglio Revel), la necessità di difendere Venezia, che il nemico credeva già di poter occupare senza colpo ferire (cartolina N. 4).
Furono poste in batteria le artiglierie fisse e su natanti salvate, e dislocate in modo da battere la linea del Piave formando così il raggruppamento artiglieria Marina (cartolina N. 6); tutti i marinai disponibili furono inquadrati in battaglioni (reggimento S. Marco – cartoline N. 5 e 7) che subito si trincerarono nella laguna e respinsero il nemico. In tal modo una porzione del fronte terrestre, ed era la meno agevole a difendere perché inondata ed impantanata, fu tenuta fino al termine della guerra dai reparti della Marina, costituenti la Brigata Marina alla dipendenza della IIIa Armata (cartolina N. 3). Molto si distinsero questi reparti specialmente nei primi mesi del 1918, durante l’accanita battaglia del Piave del giugno, e nella avanzata dopo lo sfondamento di Vittorio Veneto. In questa occasione si ebbero episodi eroici, come la marcia forzata in avanti di un battaglione che riuscì ad arrestare ed a fare catturare una intera divisione nemica (cartolina N. 10).
Si può dunque affermare che nel novembre 1917 la Marina salvò Venezia dalla occupazione nemica; e nel mentre tutte le energie poneva in ciò (inviando al fronte financo i cannoni ed i cannonieri delle navi armate) provvedeva anche alla salvaguardia del territorio prossimo alla costa, che avrebbe dovuto difendere da parte del mare il nuovo schieramento dell’Esercito, in caso di una deprecata ritirata fino all’Adige od al Po (cartolina N. 9).
Serie VIII — L’AVIAZIONE MARITTIMA DURANTE LA GUERRA
Oggi l’aviazione, l’arma che combatte in aria, per l’importanza che va assumendo, si è costituita come arma indipendente e provvede ai bisogni della Marina e dell’Esercito con reparti specializzati. Essa è ancora giovanissima; nacque, si può dire, con la guerra 1915-18 dalle due sole forze armate allora esistenti, e che si servivano di essa per svariati ed importantissimi servizi. L’Aviazione Marina era costituita da idrovolanti e dirigibili; aveva anche alcuni aeroplani per missioni speciali.
Con gli apparecchi aerei la la Marina provvide alla vigilanza sulle mosse del nemico (ricognizioni sui suoi porti e sulle linee di navigazione); al bombardamento dei centri industriali e navali (Trieste, Pola, Cattaro, Durazzo); alla difesa dei centri italiani con apparecchi da caccia; alla protezione del traffico marittimo con esplorazione del mare dall’alto (metodo utilissimo col quale si possono scorgere i sommergibili immersi fino a 10,15 metri sott’acqua). Il prolungarsi della guerra, ed il crescere delle esigenze di essa, condusse ad un mirabile incremento dell’arma nuovissima, nella quale gli ufficiali ed il personale della R. Marina adibiti, dimostrarono le più elevate virtù militari.
Le cartoline sono schematiche e non danno che aridi numeri, ma anche da questi si scorge il crescendo continuo dell’organizzazione e dell’attività dei mezzi.
Dalla cartolina N. 1 appare quanti pochi fossero gli aerei pronti all’inizio della guerra, e come la costruzione di essi andasse sempre più intensificandosi; nei grafici si ha altresì la visione delle perdite subite, sia per incidenti aviatori che per operazioni di guerra; esse sono indicate dalle linee tracciate verso il basso.
Dalla cartolina N. 2 si ha l’immediata visione dello sviluppo delle stazioni aeronautiche; quelle del Tirreno erano tutte adibite alla difesa traffico, e per avere un’idea dell’immane lavoro occorso bisogna pensare che l’impianto di una stazione aeronautica richiede spese ragguardevoli e molto tempo; essa è un vero villaggio, nel quale debbono fabbricarsi le tettoie per 10 o 20 velivoli, i depositi per la benzina e le munizioni, l’officina per le riparazioni, gli alloggi per i 100 o 200 marinai addetti, con tutti i servizi per l’acqua, i viveri, ecc., talvolta in località deserte e lontane dall’abitato. Perciò spesso occorse anche sistemare strade, eseguire collegamenti telefonici e telegrafici, fornire un parco di automezzi, e costruire banchinamenti o scivoli per mettere in acqua gli apparecchi. Se le stazioni sono per dirigibili (areonavi), oltre tutto ciò è necessario provvedere al rifornimento continuo del gas idrogeno con appositi generatori a sistema industriale, o con invio quotidiano di bombole contenenti il gas compresso, occorre sistemare ampi campi di atterraggio ed innalzare gli hangars, che sono davvero mastodontici.
Le cartoline N. 3 e 4 danno un’idea dell’attività bellica spiegata dall’aviazione della Marina; nella 4 è anche sinteticamente contrapposta l’attività avversaria, e nella 5 le difese poste in atto per contrastare quest’ultima. Nelle altre cartoline vengono date visioni episodiche e fotografie di tipi di velivoli, e nelle due ultime (N. 10 ed 11) è ricordato Gabriele D’Annunzio che, all’aviazione marittima, si dedicò con l’entusiasmo eroico del suo carattere guerriero, partecipando alle più rischiose azioni che la Marina ordinava, come ad esempio i bombardamenti di Pola e di Cattaro.
Serie IX — IL PERSONALE DELLA MARINA
Il contingente di pace (50.000 uomini) fu gradualmente portato, durante la guerra, fino a più di 130.000 persone. Il crescere delle esigenze, la costituzione di nuovi servizi, l’importanza che venne ad assumere la guerra marittima, richiesero il triplicarsi degli effettivi; ed è da considerare che alla Marina in generale servono pochi uomini, perché essa non ha bisogno delle grandi masse combattenti ma bensì di persone specializzate che sappiano condurre i suoi macchinari ed usare le sue armi complicate. Per tal causa il personale della Marina è personale sceltissimo e reso tale con un lungo tirocinio di istruzione ed educazione. Questo speciale impiego del personale mostra che le perdite (1/40 sugli effettivi, contro 1/10 per l’Esercito) non debbono essere considerate nel loro valore numerico, ma sibbene in quello qualitativo, e che un paragone è assolutamente illogico giacché la guerra per terra è lotta di masse contro masse, mentre quella per mare di unità meccaniche potenti condotte da poche diecine di uomini.
La cartolina N. 1 dà esaurienti notizie sull’impiego del personale, sulla sua entità e sulle sue perdite, e sulle ricompense: queste ultime nel loro valore massimo (medaglie d’oro) sono illustrate anche nella cartolina N. 2. Le altre riportano le figure degli uomini rimarchevoli; l’eroe più puro (Sauro, N. 3); D’Annunzio, che alla Marina dedicò buona parte della sua attività bellica (N. 4), i Principi Reali che sfidarono pericoli e sacrifici combattendo sul mare (N. 5); ed il Capo della Marina, l’Ammiraglio Thaon di Revel, Colui che, esempio quasi unico nei dirigenti della guerra in tutto il mondo, ebbe la fortuna di iniziare la guerra quale Capo di Stato Maggiore della Marina, e di trovarsi ancora a Capo della Marina al momento della vittoria (cartolina N. 6).
Serie X — BOLLETTINI – PROCLAMI – PATTI – ORDINI DEL GIORNO
La letteratura militare di guerra (Proclami, ordini, del giorno, bollettini) ha una notevole importanza storica e psicologica, in quanto che rispecchia fedelmente lo stato d’animo dei condottieri e l’esaltazione delle virtù combattive nei gregari, in quel particolare momento.
Una frase, un periodo, un proclama, fanno rivivere un episodio, un avvenimento decisivo, si può dire che identificano un vero periodo storico. Speciale attenzione merita la cartolina N. 3, giacché non va dimenticato che la Marina italiana volle essa assumersi, di fronte agli alleati, tutta la responsabilità della guerra navale condotta in Adriatico, ove doveva, vendicare sull’ereditario nemico l’insuccesso di Lissa; e la cartolina N. 6 che riproduce il Bollettino della vittoria navale, poiché questo è poco conosciuto e, tolti coloro che hanno fatto la guerra marittima, pochi sanno quanto sia costata, in sacrifici ed in dedizioni da parte dei marinai, la vittoria sul mare.
Recent Comments