Alle 01.45 del 2 giugno 1943 un piccolo convoglio italiano partito dal porto di Taranto e diretto a quello di Messina, e composto da due piroscafi porta-munizioni, il Postumia e il Vragnizza con la scorta della Torpediniera Castore, viene intercettato e attaccato da due cacciatorpediere alleati, l’inglese HMS Jervis e il greco Vasilissa Olga al largo di Capo Spartivento.
I due piroscafi sono subito colpiti e danneggiati, e riescono a scampare a fine certa solo grazie all’intervento della torpediniera, che si lancia coraggiosamente contro il nemico, rispondendo al fuoco.
Purtroppo lo scontro è impari sia sotto il profilo dell’armamento imbarcato sia per le tecnologie a disposizione delle navi alleate che posseggono il radar risolvendosi ben presto a sfavore della Castore che viene colpita più volte e immobilizzata: ridotta a un relitto in fiamme e crivellata di colpi, alle 03:15 si spezza in due e affonda.
Muoiono 82 marinai tra i quali un primo cugino di mio padre, il Guardiamarina Gianni Salce, direttore del tiro della torpediniera.
Questo l’accaduto. Ma nell’approfondire la storia del mio parente e dell’unità sulla quale egli era imbarcato (storia poi data alle stampe in occasione del 90° anniversario della fondazione della sez. ANMI di Padova a lui intitolata) mi sono imbattuto in notizie contraddittorie sulle quali ho voluto far chiarezza (1).
Primo. Le stime ufficiali della Marina indicano in circa il 50% il numero degli uomini dell’equipaggio caduti sulla Castore, dal che si deduce che esso fosse costituito da circa 160 uomini.
Ma la tabella di armamento della torpediniera prevedeva un equipaggio di 99 uomini, equipaggio che però in tempo di guerra poteva aumentare, sulle unità di quella classe, circa del 40% per le diverse necessità che imponevano le missioni in mare aperto: e ciò significa un equipaggio di circa 140 uomini.
Secondo. Uno dei superstiti, ormai ultranovantenne, da me contattato in proposito sembrava ricordare che il giorno della partenza da Taranto fossero saliti a bordo ‘una cinquantina di uomini in transito’ (2).
Ma allora come conciliare numeri così diversi? Cioè quanti erano effettivamente gli uomini presenti sulla nave al momento dell’affondamento e quanti di loro non facevano parte dell’equipaggio? E quale è stata l’esatta distribuzione di caduti e sopravvissuti?
Per rispondere a tali domande e per dare una precisa identità a quanti hanno vissuto in prima persona la tragedia di quella notte, ho allora messo a confronto le mie diverse fonti:
- I tre registri dei “Marinai [della Regia Marina] caduti e dispersi nella II guerra mondiale”, in essere presso l’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina a Roma;
- I documenti presenti nel fascicolo della Castore, in essere anch’esso presso lo stesso Archivio, e cioè:
- “Militari già appartenenti alla R.T. Castore rimasti sinistrati in seguito ad azione di guerra compiuta il 2/6/1943” (4 elenchi, il primo datato 13 giugno 1943 e relativo ai soli ufficiali; gli altri tre datati 11 agosto 1943);
- “Ruolo indirizzi R.T. Castore”;
- “Elenco personale appartenente a nave Castore affluito a Taranto Maridepo il pomeriggio del 4 giugno 1943 proveniente da comparto Reggio Calabria – Taranto 5 giugno 1943”
- le medaglie assegnate ai marinai presenti sulla Castore, il cui elenco è pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 39 del 17 febbraio 1947.
Tale confronto mi ha consentito di elaborare l’allegato file pdf, scaricabile cliccando sul link pubblicato in calce al presente articolo, in cui ho elencato tutti gli uomini imbarcati sulla Castore nonché, ove presenti, il grado, la mansione e la matricola; la
data e il comune di nascita (con relativa provincia e regione); il nome dei genitori; se di leva, richiamati, volontari o S.P.E; la medaglia al valore (alla memoria o sul campo) cui sono stati insigniti nell’azione; e infine il cimitero ove sono stati eventualmente sepolti.
Da questo elaborato si evince che gli uomini presenti quella notte a bordo della Castore risultano essere 153, di cui 11 “in transito”.
I morti sono 82 (34 riconosciuti e 48 dispersi), di cui 74 d’equipaggio (29 riconosciuti e 45 dispersi) e 8 “in transito” (5 riconosciuti e 3 dispersi), mentre i sopravvissuti sono 71 (tra cui 13 feriti), di cui 68 di equipaggio e 3 “in transito”.
Per quanto riguarda il solo equipaggio, i presenti risultano quindi essere 142 e i caduti 74, cioè circa il 52% del totale: vengono così confermate le stime ufficiali della Marina, in merito sia al numero di addetti sulla torpediniera sia alla percentuale dei caduti. Mentre si può ritenere un ‘refuso per eccesso’ -dovuto probabilmente all’età e a un ricordo ormai sbiadito dal tempo- il numero di 50 uomini ‘in transito’ addotto dal reduce sopravvissuto.
Ho riportato i risultati di questa mia ricerca soprattutto con la speranza che essi vengano letti da qualche parente di caduti o di sopravvissuti, così che possano trovare informazioni dirette o indirette che consentano loro di ricordare o approfondire o magari anche finalmente conoscere qualcosa di più su questi uomini coraggiosi, che insieme hanno affrontato a viso aperto lo scontro con un nemico tanto più forte, e insieme hanno condiviso la vita e la morte.
Antonio Salce
Allegato: Elenchi deceduti, dispersi, feriti e superstiti Castore
Note
- V. A. Salce, S. Norbiato, I. Salce, Guardiamarina Gianni Salce, Grafiche Edicta, Padova 2011.
- Dare un passaggio – “transito”– a chi era trasferito o rientrante nel luogo di destinazione di un’unità in missione era prassi consueta nella Marina.
- Crediti immagine di copertina archivio Giorgio Parodi via www.naviearmatori.net.
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