Il 14.09.2020 ci lasciava Stefano Cioglia, noto ed apprezzato fotografo navale. Ad un anno di distanza dalla sua scomparsa vogliamo ricordarlo pubblicando questa bella immagine, fornitaci dalla famiglia, che lo ritrae nell’amato porto di Cagliari, il 19.04.1964, con alle spalle il dragamine Agave della Marina militare italiana.
Come molti appassionati del settore mi sento in debito con Stefano che per anni, con i suoi scatti e con le fotografie della sua collezione, sempre generosamente messe a disposizione del pubblico, ha continuato a stimolare, sino ai suoi ultimi giorni di vita, la mia curiosità di navalista.
Ci siamo frequentati, purtroppo solo virtualmente, su varie piattaforme web e abbiamo anche intrattenuto, nel corso degli anni, alcuni scambi epistolari principalmente focalizzati sul nostro comune interesse per la storia della Marina italiana.
Non posso affermare di essere stato suo amico, quantomeno nell’accezione più profonda e nobile che questo termine può assumere, ma posso certamente dire di averlo “conosciuto” a sufficienza per apprezzarne le indiscutibili qualità professionali e umane.
Sempre prodigo di buoni consigli, le diversità di opinioni non ci hanno mai allontanato né ci hanno impedito di misurarci e di confrontarci.
Una dialettica a distanza che, da giovane e modesto apprendista fotografo, ho ricercato avidamente nella speranza di strappare al Maestro qualche “dritta” da utilizzare durante le mie incursioni fotografiche nei sorgitori pugliesi.
Qualche mese prima della sua scomparsa, giunta nel pieno dell’emergenza Covid, avevamo iniziato a realizzare un’intervista per il nostro sito che avrebbe dovuto rendere omaggio alla sua lunga carriera, non solo di fotografo navale, ma il destino, purtroppo, ha voluto diversamente.
È grande il rammarico di non aver potuto portare a compimento con lui questo progetto ma non tutto è perduto.
Se alcune delle domande che gli avevo posto resteranno, purtroppo, senza risposta, grazie all’aiuto dei figli, Emanuele, Luca e Francesco, e della compagna Anna, sarà comunque possibile ripercorrere, in un articolo di prossima pubblicazione, la vita di questo poliedrico uomo: “vita mortuorum in memoria est posita vivorum”.
Buon vento Stefano, ovunque tu sia.
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