La necessità di rinnovare e rinforzare la flotta greca non solo riapre una competizione commerciale tra la cantieristica europea e quella USA ma segna un’inversione di tendenza, con un maggiore interesse USA verso il Mediterraneo ed una maggiore attenzione ai confini orientali, che potrebbero non essere più quelli tradizionali dell’Alleanza atlantica ma essersi già spostati pericolosamente verso Ovest, con la Grecia come paese di confine. Su questo gioca molto la politica greca.
Una discesa in campo della cantieristica statunitense molto significativa anche come segnale politico, considerando l’attuale saturazione dei cantieri USA, con la necessità di ricorrere in molti casi a interventi consistenti all’ estero (che ha già riguardato, anche se marginalmente, la cantieristica greca). Una scelta di campo e probabilmente una retribuzione alla Grecia per la concessione di basi sul suo territorio.
Rompendo il fragile equilibrio interno greco che, in funzione della crescente crisi con la Turchia e dell’ avvolgente disponibilità a tutto e per tutto della Francia, faceva ormai pensare per sicura l’ acquisizione di unità francesi, Lockheed Martin ha presentato a metà novembre un’ attraente offerta di fornitura, con certi benefici a favore dell’economia greca e della cantieristica e maggiori prospettive di integrazione non solo per la Marina greca ma anche per tutto l’ apparato militare greco.
L’impegno statunitense è evidente con l’ offerta di ricorrere al FMS (Foreign Military Sales) e potrebbe segnare un ritorno alla tradizionale politica di espansione e rinnovamento che aveva sempre contato su un consistente aiuto da parte degli Stati Uniti, anche per poter onorare gli impegni in ambito NATO, tendenza che in un ottica di quasi colonizzazione da parte tedesca (all’ origine del tracollo economica greco dei primi anni 2000) si era interrotta a favore di acquisizioni di unità nuove in Germania ed usate sul mercato NATO europeo, con la massiccia incorporazione delle dismesse fregate olandesi classe Kortenaer. Un ricorso al FMS che rimetterebbe in discussione tutto il dibattito – fondamentalmente europeo – sulle forniture militari e sugli schemi variabili G2G.
Lockheed Martin ha presentato un’offerta per (almeno) 4 unità “polivalenti”, MMSC (Multimission Surface Combatant ) che in un certo modo, pur seguendo la consolidata filosofia costruttiva delle LCS (Littoral Combat Ship) tipo Freedom della US Navy, si distacca anche dalle derivate unità in costruzione per l’Arabia Saudita.
Da un punto di vista italiano è significativo il fatto che pur trattandosi di unità da costruire nel cantiere di Marinette, non si faccia minimamente menzione di Fincantieri (ed a pensare male, seppur in termini positivi, si tratterebbe di una saggia politica di Fincantieri di defilarsi dalle contese europee nonché dai reclami, già avanzati, della cantieristica europea per le possibili modalità di acquisizione da parte della Grecia).
La Marina ellenica è orientata da tempo in un piano di modernizzazione ambizioso e di ampia portata, che si è sempre scontrato con la crisi economica ed il diktat UE della Troika, ma proprio la somma di due crisi, quella COVID con maggior flessibilità di bilancio e l’acuirsi della crisi con la Turchia, potrebbero favorire lo sviluppo di tale piano, soprattutto se portasse benefici occupazionali di origine extra UE.
Sulle necessità della marina greca avevamo già trattato, commentando l’accelerazione segnata nell’ottobre 2019 dalla firma di una lettera di intenti fra i ministri della difesa di Grecia e Francia per l’acquisto di due fregate BELH@RRA, sancita dalla visita all’ Eliseo del Primo Ministro greco e seguita, nel febbraio 2020, dall’annuncio congiunto, ad Atene, di un piano di partenariato strategico tra i due paesi (1).
Passi forse politicamente un po’ avventati, una sorta di politica dei fatti compiuti, che riguardavano l’accordo BELH@RRA, dato già per concluso nonostante vi fossero ancora negoziati in corso per quanto riguardava il costo finale dell’acquisto, i sistemi di armi incorporati e la partecipazione dell’industria greca al progetto.
L’ esibizione di intesa (ma forse di muscoli, forse di arroganza, certamente prematura) si era spinta sino alla cerimonia ufficiale del taglio della prima lamiera presso Naval Group di Lorient, alla presenza dell’ammiraglio greco Nikolaos Tsounis, quasi a sanzione di una trattativa già conclusa. Ma i due pronubi non avevano fatto il conto con gli altri invitati, e gli sviluppi sono degni di una pochade, in termini francesi…
Malgrado la lettera di intenti, conoscendo lo stato delle trattative e la natura non vincolante per la parte greca, gli stati Uniti avevano immediatamente inviato una risposta formale alla lettera di richiesta di informazioni a suo tempo inoltrata dal governo greco con riferimento a prezzi e disponibilità per la fornitura di unità.
Una disponibilità che oggi si concretizza con la presentazione di una proposta preliminare ben definita da parte di Lockheed Martin, pubblicizzata come molto più vantaggiosa, soprattutto più economica, per le disastrate casse elleniche, grazie anche alla condivisione dei costi di ricerca e sviluppo che verrebbero suddivisi con altri “clienti”, tra cui, in primis, la Us Navy e poi l’Arabia Saudita; questo riguarda in parte l’Italia perché evidentemente l’offerta americana attiene alla variante evoluta di LCS elaborata da Fincantieri USA, ed in corso di costruzione per la marina saudita.
Si trattava di rispondere a requisiti operativi peculiari, ancor più che molto esigenti, ma che erano labili o variabili da parte greca. Non era e forse non è ancora, chiaro cosa la PN (acronimo per Polemikó Naftikó, in greco moderno Πολεμικό Ναυτικό, abbreviato ΠΝ) stia cercando nelle nuove navi, motivo che ha portato ad oscillare tra le fregate FDI (Frégates de défense et d’intervention) francesi e le MMSC, in un quadro di impellente necessità di nuove unità.
Il primo avrebbe affrontato la necessità di una piattaforma di difesa aerea di area con ruoli secondari di attacco “strategico” terrestre (grazie al missile da crociera navale di MBDA).
Tuttavia, dopo l’approvazione a maggio scorso del programma navale da parte del Parlamento greco, il Primo Ministro greco in settembre ha spostato le trattative su una piattaforma multi-missione, forse a sottolineare maggiormente i messaggi politici del programma.
Non è neppure chiaro se la PN sia orientata a costituire una (o più) task force di unità di superficie combinando piattaforme di caratteristiche diverse, considerando le MEKO-200 PN, o ad investire nella progressiva acquisizione di MMSC.
Certo l’evoluzione attuale della situazione nel Mediterraneo orientale, con l’urgenza di rafforzare con nuove navi la flotta, ritirando quelle più obsolete, potrebbe portare alla scelta di un gap filler di almeno due navi quale soluzione provvisoria.
Un gap filler e aiuti immediati sono certamente soluzioni attualmente in esame.
Il piano approvato dal parlamento greco nel maggio di quest’anno (inferiore alle autorizzazioni approvate dal Congresso USA) consiste:
• Nella fornitura di quattro elicotteri MH-60R;
• Nell’aggiornamento a nuovi standard di 3 elicotteri S-70B già in servizio da tempo;
• Nella fornitura di 36 siluri pesanti;
• Nell’ammodernamento (Mid Life Upgrate) delle quattro fregate MEKO 200 PN;
• Nell’ammodernamento dei quattro sommergibili Type 214 (con missili UGM-84 Sub-Harpoon e contromisure AS di Leonardo).
Il piano prevede anche l’acquisto di 2 fregate di nuova generazione (+2 opzioni) e possibilmente di due ulteriori FACM (Fast Attack Craft Missile) tipo Super Vita, anche quale misura di sostegno al cantiere di Eliopolis. La previsione di acquisto di 2 (+2) unità, certamente inferiore ed inadeguata alle reali necessità della PN, potrebbe spiegarsi con una iniziale ipotesi di ricerca di gap fillers prima di giungere ad una decisione finale.
Partendo da questo dato di fatto, l’approvazione del programma da parte del parlamento greco, è un’evidente contraddizione se non contrapposizione con le fughe in avanti che avevano portato ad un’affrettata firma di un MOU (memorandum of understanding) con la Francia, come sopra ricordato. Certo che tutto è stato rimesso in gioco, così come è certo che la posizione contrattuale USA si sia rafforzata.
Secondo Lockheed Martin ci sono due principali opportunità derivanti dalla eventuale scelta greca di unità MMSC. La prima è la componente industriale, a favore della cantieristica ellenica e del relativo indotto, con risvolti economici importanti, soprattutto ma non solo, di natura occupazionale.
La seconda a tutto vantaggio della Polemikó Naftikó (PN) consiste nella possibilità per la flotta ellenica di beneficiare di piattaforme dalle caratteristiche moderne con ulteriori margini di crescita e, soprattutto, di comunanza di studi, programmi e logistica con la U.S. Navy, oltre che con il cantiere, in quanto il programma delle LCS (Littoral Combat Ships) non è ancora completato e dovrebbero rimanere ancora a lungo in servizio con la U.S. Navy.
Un programma maturo, quello delle LCS, già nel suo 17º anno di esecuzione, con miglioramenti consolidati e moduli sullo scalo… (una possibile accelerazione con lo storno di componenti? certamente una possibilità da non scartare…), e proprio della modularità Lockheed Martin fa un punto di forza per l’eventuale rapida riprogettazione a favore della PN e della cantieristica locale.
Un concetto modulare che consente alla Lockheed Martin di riconfigurarlo a seconda delle esigenze dell’utente finale. Un disegno ed una soluzione costruttiva per uno scafo di ridotta immersione, che potrebbe essere vantaggioso per la dislocazione in molti sorgitori nell’Egeo, con numerose isole da dove attualmente operano le FACS (Fast Attack Craft Small), con la possibilità di diradamento ed occultamento dalla sorveglianza avversaria.
Una caratteristica probabilmente favorevole che viene ribaltata da avversari e concorrenza con l’osservazione che tale ridotta immersione potrebbe avere un impatto sulla stabilità della nave in condizioni meteorologiche avverse (unità che sono peraltro dislocate in Atlantico ed operano nei caraibi, in condizioni meteo marine non certo sempre favorevoli).
Lockheed Martin ha comunque giocato una carta importante, svelando che il dislocamento della variante MMSC si aggira sulle 4.200 T a p.c., contro quello di 3.500 T. a p.c. della variante base LCS, mentre il dislocamento finale risulterà dalla configurazione prescelta.
Modularità che non riguarda solo la formula costruttiva, ma riguarda anche la configurazione dell’armamento, con una filosofia certamente distante da quella MEK0 non certo rivelatasi soddisfacente.
È stato sottolineato come la configurazione permetta di spaziare dall’adozione di un cannone di calibro elevato ad ulteriori sistemi di lancio verticale Mk41 (VLS – Vertical Launch System), con missili a scelta del cliente che possono includere il Kongsberg NSM, l’Harpoon, l’MBDA Exocet, sino al ben noto ASROC (Anti-Submarine Rocket) per impiego AS.
Idoneità alla lotta AS e mancanza di sonar a scafo
Sulla mancanza di un sonar a scafo, in un contesto di reciproche squalifiche, giocano la concorrenza europea e la “resistenza” interna indotta: certamente un fattore di valutazione da parte della PN, le cui unità sono sempre state dotate di tale sistema.
Lockheed Martin forzosamente propone anche un nuovo schema, nuove modalità di lotta AS; la combinazione del sonar a profondità variabile (VDS – Variable Depth Sonar) del MMSC e del sonar filabile dell’elicottero MH-60R potrebbe assicurare migliori capacità, teoria fortemente contestata dalla concorrenza e dai “tradizionalisti” del settore, che evidenziano alcuni inconvenienti di questa combinazione.
L’impiego di questo assetto, soprattutto nell’ambiente operativo dell’Egeo, può rappresentare un rischio legato alla variabilità condizioni meteorologiche, alle evoluzioni in acque ristrette, all’ impiego in bassi fondali (limiti che però, a parte le condi-meteo, riguardano anche l’offesa subacquea).
La maggiore e più sensata critica riguarda il fatto che la mancanza di un sonar a scafo limita la possibilità di mantenere una vigilanza passiva costante …
Nel caso in cui la PN ritenesse possibile superare questi limiti, scegliendo in un contesto ampio di valutazioni costi/benefici la soluzione MMSC, si tratterebbe di una svolta significativa su tutta la futura condotta delle operazioni AS.
Per bilanciare i predetti limiti Lockheed Martin pone l’accento su sistemi più avanzati che possono integrare l’adozione e l’impiego delle MMSC, come l’uso di mezzi autonomi di superficie (USV – Unmanned Surface Vehicle) con capacità ASW (Anti-Submarine Warfare) o l’integrazione in task forces con altri tipi di piattaforme, aprendo la possibilità di una successiva scelta di piattaforme specializzate complementari.
Lo stato delle trattative
Certamente gli USA, con la Lockheed Martin, sono entrati a gamba tesa in un matrimonio combinato riguardante fregate di nuova generazione, che sembrava solo materia di ripartizione tra Francia e Germania (sempre nello scenario), con la Francia avvantaggiata da trattative esclusive per le fregate di tipo FDI (o BELH@RRA) consolidate dallo spregiudicato interventismo di Macron.
Nonostante la firma di una lettera d’intenti la Grecia ha mantenuto aperte varie opzioni e, forse anche come pressione contrattuale nei confronti tanto del vecchio come del nuovo offerente, ha lasciato trapelare che il ventaglio di opzioni attualmente al vaglio riguarda:
• Lockheed Martin con la MMSC;
• Naval Group con FDI (o BELH@RRA);
• TKMS con la MEKO A200;
• Damen con un design non specificato;
• Babcock con Type 31.
L’aspetto più interessante, che avrà profonde ripercussioni in ambito UE e non solo per quanto attiene ai progetti di difesa comune, riguarda l’intero processo di acquisto, diverso da una “gara d’appalto aperta classica”, condotto con trattative separate tra le parti secondo uno schema G2G (governo-governo): un vero boomerang per la Francia.
Peculiarità e vantaggi della proposta statunitense
L’offerta Lockheed Martin, ma a tutti gli effetti un’offerta integrata USA che abbraccia altri settori – come già descritto nel precedente articolo (v. nota 1) – presenta certamente molteplici vantaggi sia in ambito economico/industriale sia in termini di salto di qualità/attualità della PN.
L’offerta non si limita alla realizzazione di nuove unità con il coinvolgimento della cantieristica greca ma riguarda anche l’ammodernamento (in pratica la trasformazione) delle fregate MEKO-200 PN, quindi non solo sottrazione di lavoro ad una già compromessa cantieristica tedesca ma l’apertura di una saracinesca sul mercato internazionale che potrebbe travolgere, presso altri utenti, la già discutibile formula MEKO.
Lockheed Martin non ha mancato di sottolineare un programma che porterebbe la PN a nuovi più elevati standard, comuni su unità diverse, con economie di scala centrate sulle MMSC in termini di sistemi integrati, formazione e condivisione di esperienze (che coinvolgerebbe evidentemente la U.S. Navy).
In questo quadro, e come salto di qualità ed allineamento della PN agli standard delle Marine maggiori, la MMSC può affrontare le minacce alla sicurezza informatica, una tendenza ormai accettata in molte forze navali dove l’edge computing deve essere protetto da attacchi informatici avversari. Un nuovo concetto operativo per la PN, ma anche una sfida ed una promessa, un incentivo, per una marina che sinora si è trovata a gestire piattaforme ereditate dalle sorelle maggiori.
Attualità, aggiornamento ed allineamento alla stessa US Navy è probabilmente la maggiore chance dell’offerta della Lockheed Martin (che in fondo, e non proprio in fondo, riguarda anche l’Italia e potrebbe rafforzare Fincantieri anche su altri fronti).
Le eccezioni di parte europea e le prevedibili contese
Resta aperta la progressione delle trattative, con eventuali compensazioni, e comunque da attendere il risultato finale delle trattative stesse. Certamente da parte tedesca c’è stata un’esibizione muscolare attuata facendo trafilare, attraverso i media greci, l’intenzione di sottoporre il “caso Grecia” alla corte europea per una potenziale violazione delle leggi UE sulla concorrenza.
Ovviamente la posizione di Lockheed Martin farà leva sul fatto che un eventuale contratto relativo alle MMSC, per quanto ampio, dovrà sussumersi in un quadro di alleanze internazionali che ricade nelle possibilità e competenze del FMS (di rapporto bilaterale), senza possibilità alcuna di farlo rientrare nell’ambito delle competenze e pretese dell’UE.
Tutto si gioca sulla possibilità, o speranze, di compensazioni (e la Francia per quanto toccata nel vivo dei propri interessi e apparentemente ridimensionata sta tenendo un profilo stranamente basso, forse confidando in altri settori della difesa): se la commessa alla Lockheed Martin fosse limitata al gap filler, o a quattro navi, la prospettiva rimane quella della sostituzione delle altre unità Kortenaer/Standard (classe Elli), con qualche opportunità per gli attuali concorrenti da giocarsi in un quadro UE o G2G (Government to Government).
Dal punto di vista della PN tornare all’eterogeneità della linea non sarebbe certamente la soluzione migliore.
Gian Carlo Poddighe – CESMAR
Note
1. V. G. C. Poddighe, La Marina greca e le sue necessità di rafforzare la componente di superficie .
2. Crediti immagine di copertina Marina Militare Greca.
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